Una curiosa riflessione sul mondo degli scacchi (sovvenutami solo dopo molti mesi di affezione compulsiva e rocambolesca a questo gioco) è il parallelismo con l’“economia”.
È necessario premettere che la mia nozione del concetto di economia è totalmente superficiale, mentre la mia comprensione del gioco degli scacchi è solo di poco migliore; d’altro canto, questo magazine è gratis, per cui andrà sicuramente benissimo così.
I punti in comune tra economia e scacchi sono legati alla produzione, alla distribuzione, e allo scambio di risorse all’interno di un perimetro limitato, infinitamente complesso, e variegato al suo interno.
Questi temi, che, a quanto ne so, sono alla base della definizione stessa di economia, sono molto rilevanti anche sulla scacchiera, in maniere che il frequentatore non assiduo del gioco può non notare.
Facendo un veloce excursus, una partita a scacchi tra giocatori esperti non è solitamente una gara a chi riesce a sorprendere l’avversario con un agguato nascosto; è più una contrapposizione di forze complesse, relazionate fra loro, il cui equilibrio viene lentamente evoluto mossa dopo mossa. La questione non è tanto quella di escogitare mosse che l’avversario non vede, ma è quella di fare previsioni migliori di quelle dell’avversario su quanto favorevole sarà l’equilibrio tra 5-10 o più mosse nel futuro.
Le risorse negli scacchi
Diverse cose negli scacchi sono considerabili “risorse”. Alcune risorse sono materiali ( i pezzi), altre sono legate alla relazione con il contesto. Ad esempio, un alfiere ha un valore relativo diverso se si trova in una posizione o in un’altra, similmente a come lo stesso bar ha un valore diverso se si trova a Mogliano Veneto o a Venezia centro.
Accumulare una quantità di risorse maggiore di quella dell’avversario rende possibile sopraffarlo con lo scacco matto, che non potrà essere evitato proprio per colpa di insufficienti risorse difensive o contro-offensive.
Risorse materiali
Per cominciare, i pezzi hanno un valore convenzionale concordato, sulla base delle loro potenzialità generali: il pedone, il pezzo più debole e numeroso, vale un’unità. Gli alfieri e i cavalli valgono tre unità, mentre le torri cinque e le regine otto.
I giocatori principianti rischiano più degli altri di perdere un pezzo perché non notano che era minacciato, mentre i giocatori più abituali guadagnano “materiale”, come si dice, soprattutto avviando combinazioni forzate, che costringono l’avversario a cedere pezzi o scambiare pezzi più forti con pezzi più deboli.
Risorse immateriali
Le risorse che più rendono belli gli scacchi sono immateriali.All’interno di questa categoria, rientrano posizionamenti particolarmente favorevoli dei pezzi, oppure strutture di pedoni solide e ben difendibili. Alcune di queste risorse sono stabili e di lungo termine, mentre altre sono transitorie ed effimere (e sono quindi capitalizzabili solo se sfruttate tempestivamente).
Altre risorse
Esistono risorse che non sono né materiali né immateriali. Una di esse è la risorsa temporale, legata all’alternanza delle mosse. Ad esempio, se il mio piano d’azione mi richiederà cinque mosse, mentre il piano del mio avversario gliene richiederà tre, se ne avrà per lui o lei un vantaggio.
Creazione, trasformazione e scambio di risorse
La dimensione economica degli scacchi è legata al fatto che le risorse in gioco vengono costantemente scambiate, trasformate, create, o degradate — consapevolmente o meno.
Ad esempio, collocare un alfiere, che si muove diagonalmente, sulla diagonale più lunga della scacchiera lo renderà probabilmente molto efficace, generando una risorsa immateriale di lungo termine.
Questa risorsa può essere scambiata con altre risorse, sperando che la differenza tra i valori delle due sia a nostro vantaggio. Ad esempio, l’alfiere di prima può scegliere di mangiare una torre collocata sulla sua diagonale, sapendo che la torre solitamente vale di più di lui. Anche sapendo che verrà rimangiato, avrà prodotto uno scambio vantaggioso.
O forse no, se era vero che quell’alfiere era particolarmente forte e quella torre era particolarmente ininfluente, al punto di rimettere in discussione il loro valore convenzionale solito. Come nella realtà, anche negli scacchi non è sempre scontato sapere se ci converrà scambiare una risorsa con un'altra.
Un esempio di una risorsa di un tipo che viene trasformata in una risorsa di un altro tipo può essere questa: potrei permettere che il mio avversario scambi un proprio cavallo collocato male, mangiando un mio cavallo collocato bene — a patto che il mio pedone che lo difendeva (e che rimangerà il cavallo avversario) possa avvicinarsi di molto all’ultima fila di caselle, dove verrà promosso a una potentissima regina. In questo caso, trasformerei la risorsa della bontà del mio cavallo nella bontà di quel pedone avanzato, avendone beneficio.
Negli scacchi una risorsa può anche degradarsi, come un alimento troppo vicino alla data di scadenza o come un alfiere che si trova su una diagonale lunga, che magari fino a poche mosse fa era trafficata e rilevante, mentre ora è deserta, facendolo puntare nel vuoto e facendo appassire il suo collocamento.
Negli scacchi sono individuabili tanti concetti propri del mondo dell'economia: monopolii, domande e offerte, contrattazioni, tassi d’interesse. È un gioco di una bellezza e di una ricchezza strepitose: mi piace molto.