L'acciuga come spezia

Riflessioni sul grottesco scioglimento di un pesce
30 secondi di lettura
Soffritto
L'acciuga come spezia

L’algoritmo di TikTok ha sapientemente selezionato per me dei contenuti audiovisivi in base a quelli su cui la mia attenzione si sofferma in massima parte. Manco a dirlo, si tratta perlopiù di contenuti legati al tema del cibo o, più in generale, dell’enogastronomia. Lo chef Max Mariola, che per maestria nell’utilizzo di padelle e mestoli, capacità di selezionare ingredienti apparentemente genuini, e utilizzo di una simpatia a tratti triviale, ma per la quale non è necessario accendere il cervello, si è distinto notevolmente da altri food blogger, accaparrandosi spesso il primo posto nell’elenco dei #perme.

Nella maggior parte dei casi, il primo passo per la preparazione, ad esempio, di una buona pastasciutta, sappiamo tutti trattarsi del cosiddetto soffritto; ma questo soffritto come si fa?

Dice Max: “mettice l’olio, quello bono, uno spicchio de ajo, gambi de prezzemolo e… Sciogli un’acciuga, che gli dà più sapore”. 

Inutile dire che ciò che mi colpisce è proprio quella grottesca operazione di scioglimento dell’acciuga. Pensate, si trattava di un pesce. Buonissimo col burro, tradizionalmente salatissimo per eredità del suo metodo di conservazione. Insomma, spesso l’acciuga in cucina si “scioglie” nel soffritto, ed è proprio in quel suo stato di decomposizione che, guardando il nostro olio ormai bollente, facendo appello ad una presunta sensibilità che dico a tutt* di avere (sono vegetariano, ma a volte qualche acciuga me la mangio) un po’ mi rattristisco, pensando che un’entità che un tempo viveva si sia ridotta ad un tale stato di inconsistenza, di “non essere”.

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